Archivio | novembre, 2007

Adotta un albero

27 Nov

 

 

Iniziativa “Adotta un albero”

L’uomo sta brutalmente distruggendo quanto di più bello possiede, in nome dell’industrializzazione e della cementificazione incontrollata.

Questo blog ha pensato di adottare virtualmente un albero.

Questo blog AMA LA NATURA!

Un ringraziamento al Blog di il Delfino

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Scandali governativi

27 Nov

industrie

22/11/2007 – Il Governo italiano si prepara ad approvare l’ennesimo condono climatico, concedendo ai grandi impianti industriali permessi a inquinare oltre i limiti previsti dal Protocollo di Kyoto

Dal 1 gennaio 2008 partirà il secondo periodo dell’Emission Trading, il sistema europeo di scambio che regola le emissioni di gas serra di alcuni settori industriali, tra cui quello energetico. A poche settimane dall’avvio di questa seconda fase, l’Italia non ha ancora chiarito quale sia l’entità delle quote di emissioni che intende assegnare ai singoli impianti. Le associazioni ambientaliste Legambiente, Greenpeace e WWF, denunciano il pericolo che, sotto le pressioni dei grandi gruppi industriali, il Governo possa cadere in errore una seconda volta, concedendo sconti e incentivi alla produzione di energia elettrica da carbone.

Nel maggio 2007 la Commissione Europea aveva chiesto all’Italia di ridurre il proprio piano di allocazione di 13,2 milioni di tonnellate. A mesi di distanza, il Governo non ha ancora presentato un nuovo piano di allocazione per la seconda fase. Nel luglio Greenpeace, Legambiente e WWF, in una lettera inviata ai Ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, avevano proposto alcune soluzioni per recuperare le quote mancanti senza vanificare il principio fondamentale della direttiva “chi inquina paga”. In particolare le associazioni chiedevano di fare ricadere sul carbone, il combustibile maggiormente responsabile dell’effetto serra, i tagli richiesti dalla Commissione.

Oggi il Governo intende aggirare l’ostacolo: anziché penalizzare gli impianti più inquinanti, il taglio richiesto dalla Commissione verrà raggiunto cancellando le quote destinate agli impianti che entreranno in funzione dopo il 2008 (la cosiddetta “riserva”), quote che verranno acquistate in futuro attraverso soldi pubblici con un fondo apposito previsto dalla Legge Finanziaria.

Per le associazioni ambientaliste:

* 1) non è accettabile che si voglia penalizzare il Paese, in particolare le nuove centrali a gas naturali, per mantenere i privilegi della generazione a carbone e che le decisioni del Ministero dello Sviluppo Economico siano pilotate dagli interessi di ENEL a discapito dei consumatori e dei concorrenti del mercato elettrico che si stanno orientando su fonti energetiche più pulite
* 2) è inaccettabile che i cittadini paghino con risorse pubbliche, in Finanziaria, quello che la direttiva europea chiede siano le imprese a pagare. Se questo avviene è palese la violazione della normativa sugli aiuti di Stato.

Se si pensa di scaricare sulla collettività i costi della riserva perché si vuole perseverare ad incentivare il carbone, il ricorso da parte di Greenpeace, Legambiente e WWF in Commissione europea in merito alla violazione degli aiuti di Stato sarà un passo inevitabile.

wwf italia
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l’Europa vive al di sopra dei suoi limiti ecologici

23 Nov

nuclear

Se tutti vivessero come un europeo ci vorrebbero 2,6 pianeti

ROMA
«L’Europa vive al di sopra dei propri limiti». Lo ha sottolineato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia nel corso di una conferenza internazionale organizzata oggi dal Wwf, Ocse e Club di Roma nella sede del Parlamento Europeo a Bruxelles. «Se tutti i cittadini del mondo vivessero come un europeo avremmo bisogno di 2,6 pianeti, per avere sufficienti risorse per tutti e poter smaltire i rifiuti prodotti». A leggere il Rapporto del Wwf «Europa 2007 – Prodotto Interno Lordo e Impronta Ecologica» diffuso oggi in occasione della conferenza, emerge, infatti, che in Europa sono pochi i paesi creditori ecologici e molti quelli debitori.

Il documento del Wwf ha valutato le performance dei singoli stati, tramite una sorta di contabilità ecologica, dove utilizza il Prodotto interno lordo (PIL) che misura la crescita di un paese, l’Impronta Ecologica che misura la pressione sull’ambiente e l’Indice di Sviluppo Umano, come variabili contabili per cui risulta che in Europa , negli ultimi 30 anni, dal 1971, i paesi del nord e del centro, con le economie in crescita, hanno raddoppiato la loro pressione sull’ambiente. Una pressione che crescendo ad un tasso superiore a quello della popolazione, sta creando un deficit di risorse naturali per il resto del mondo e per le future generazioni.

Secondo il Rapporto, solo Finlandia, Svezia e Lettonia sono creditori ecologici, avendo ancora a disposizione grandi riserve ambientali alle quali attingere, che sono però già sottoposte ad una crescente pressione. In Finlandia dove la pressione umana è cresciuta dal 1975 del 70%, è oggi più forte che in ogni altro paese membro. Più pesante la situazione in Germania, dove la pressione sull’ambiente è due volte e mezzo superiore a quello che consentirebbero le sue risorse naturali. Un cittadino tedesco ha un’impronta ecologica doppia rispetto alla media mondiale. Per quanto riguarda la Grecia e la Spagna, queste stanno attraversando una fase di crescita dei consumi, mentre la Francia segue il trend europeo ma grazie alle tecnologie riesce a aumentare la propria disponibilità di risorse naturali.

Nell’Europa orientale spicca l’Ungheria, dove l’«impronta ecologica sull’ambiente» dal 1991 è andata riducendosi dopo i cambiamenti avvenuti in seguito al crollo del regime sovietico. I cittadini sloveni, che nel 1995 praticavano una forma di sviluppo sostenibile, nel 2003 hanno raddoppiato la loro «impronta» pro-capite sull’ambiente, mentre lo sviluppo è cresciuto meno del 5%. Ed, infine, la Romania che è debitrice con la sua impronta ecologica più bassa rispetto agli altri 27 paesi membri.

Solo una generazione fa, ha ricordato Bologna, i paesi europei erano per la maggior parte «creditori» ecologici, in quanto utilizzavano meno risorse di quante la natura ne rigenerasse.

Fonte La Stampa 

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Detto….fatto (Infilza un cane con uno spiedo dopo una lite)

20 Nov

Nuoro, 20 novembre 2007 – Furente con un’anziana donna, si è introdotto nel cortile della sua abitazione a Orosei (Nuoro) e ne ha ucciso il cane, un piccolo meticcio, trafiggendolo con uno spiedo. M.G., un pluripregiudicato di 53 anni residente a Galtelli, è stato denunciato dalla polizia per violazione di domicilio, uccisione di animali, minacce aggravate e danneggiamento.L’uomo, secondo gli agenti del commissariato di Siniscola che indagano sull’episodio, ha sfondato a calci il cancello d’ingresso del cortile dopo aver litigato con la donna. Dopo aver ucciso il cagnetto, con lo stesso spiedo ha minacciato di morte una nipote della padrona, che ha 81 anni, per poi allontanarsi e rendersi irreperibile. L’anziana ha accusato un malore ed è stata soccorsa da un’ambulanza del 118.

Veramente non ho più parole, ma solo insulti 

io

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Dolcezza in natura

20 Nov

E’ vero ogni tanto ci vuole qualcosa di bello e rilassante

 

io

 

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Fucili nel culo

20 Nov

fenicotteri

Moria di fenicotteri sul Po, avvelenati dal piombo dei cacciatori

Rovigo, 20 novembre 2007

Muoiono perché non distinguono i pallini di piombo dal plancton. La Forestale li sta raccogliendo a decine, in questi giorni, nelle acque della valle Pozzatini. I fenicotteri rosa del Po sanno filtrare dal fango, con il becco, alghe e molluschi, non i pallini dispersi dai cacciatori. Che una volta ingeriti, avvelenano.

Avvisati dai volontari del Wwf, gli agenti hanno cominciato a rastrellare l’intera zona a piedi e a bordo di una piccola imbarcazione trovando anche alcuni animali ancora vivi ma malati. “Le radiografie fatte su questi pazienti hanno evidenziato – spiega, al quotidiano ‘Corriere del Veneto’, il veterinario responsabile del centro che sta esaminando gli animali, Luciano Taricone – la presenza nel loro organismo di un altissimo numero di pallini di piombo. Posso quindi confermare che la causa del decesso è l’avvelenamento”.

Nella zona si caccia parecchio e gli animali quando si cibano ingeriscono anche i pallini dispersi in zona dai cacciatori. Le autopsie sulle prime due carcasse di animali rinvenute avrebbero accertato la presenza di oltre cinquanta pallini: “Sono tanti e siamo preoccupati – spiega il Comandante regionale della Forestale Alberto Colleselli – C’è un altissimo numero di pallini di piombo che si trova sui fondali dove i fenicotteri vanno alla ricerca di cibo”.

Nel 2003 con una petizione sottoscritta da 72.225 cittadini, e promossa dalla Lac e dal Coordinamento Protezionista Veneto (Enpa, Lav, Wwf, ecc.), avevano già chiesto il divieto dell’uso del piombo nelle cartucce da caccia. Il ministro Pecoraro Scanio con un recente decreto ha previsto il divieto di utilizzo dei pallini di piombo nelle zone umide a partire dall’annata venatoria 2008/2009.

Non sono un integralista, ma porca puttana nel 2007 abbiamo bisogno di andare ancora a caccia con il fucile a pallini, volete divertirvi, andate a caccia con l’arco, sempre con la speranza che un cinghiale non vi arrivi da dietro e vi metta a 90° gradi, anche perche grandi genni il resto del piombo, che, no se lo becca il fenicottero, lo troviamo nell’acqua e nelle piantagioni circostanti, allora suvvia, non facciamo i retrogradi quando pensiamo di essere il popolo del progresso.

io

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Emergenza Bangladeh: AGIRE lancia un appello

20 Nov

Save the Children, ActionAid, Terre des Hommes, VIS e WWF
unite nella risposta


AGIRE (Agenzia Italiana per la Risposta alle Emergenze) debutta lanciando un appello di raccolta fondi a sostegno della popolazione del paese asiatico colpito dall’alluvione di venerdì scorso. I fondi raccolti serviranno a sostenere la risposta umanitaria di alcune tra le maggiori organizzazioni non governative italiane presenti in questo momento in Bangladesh: ActionAid, Save The Children, Terre des Hommes, VIS e WWF.

Più di 3 milioni di persone costrette ad abbandonare la propria abitazione, oltre 2.000 vittime accertate. Purtroppo i numeri del ciclone SIDR (di categoria IV) che la sera del 15 novembre ha colpito i distretti di Khulna, Baribal, Barguna e Mongola, in Bangladesh, sembrano destinati a crescere. Mano a mano che i primi soccorsi riescono a raggiungere le zone colpite da quello che comincia a rivelarsi come uno dei cicloni più devastanti degli ultimi anni, la memoria torna tragicamente indietro al 1991, quando un ciclone simile fece 143 mila vittime. E al 1971, quando purtroppo il bilancio del disastro si fermò a circa mezzo milione di morti.

Dalle notizie che ci arrivano direttamente dalle nostre organizzazioni presenti sul territorio – spiega Marco Bertotto, direttore di AGIREabbiamo un quadro, sempre più preoccupante di un Bangladesh davvero in ginocchio. Alcune stime non ufficiali parlano oramai di oltre 10.000 vittime e di molte decine di migliaia di feriti. Senza considerare il rischio delle epidemie che sembra essere molto concreto date le condizioni di devastazione nell’area“.

In totale, sarebbero un milione circa le famiglie colpite dal ciclone e oltre tre milioni di persone i senza tetto. A migliaia di persone sono stati già offerti i primi soccorsi, ma ben più ampi sono i bisogni sul terreno e molte zone sono ancora irraggiungibili. L’alluvione ha colpito scuole, edifici e strade, provocando inoltre un black out di oltre 36 ore. La quasi totalità del raccolto di riso è andato distrutto e assai gravi sono le conseguenze per l’ambiente. Un dramma di dimensioni assai peggiori è stato scongiurato dai meccanismi di prevenzione e dagli appelli dei rappresentanti delle associazioni umanitarie che, casa per casa, hanno avvertito del pericolo imminente invitando tutti ad evacuare le abitazioni.

A fronte di questa drammatica situazione, le organizzazioni non governative di AGIRE hanno deciso di lanciare un appello di emergenza per soccorrere le popolazioni colpite dal ciclone in Bangladesh. Con l’obiettivo di trasformare – come è nella missione di AGIRE – tanti gesti individuali in una risposta coordinata ed efficace.

Per offrire il proprio sostegno – in attesa che vengano attivati altri canali di donazione – è possibile collegarsi al sito www.agire.it, oppure chiamare il numero verde 800132870 . Nelle prossime ore, forniremo ulteriori aggiornamenti al proposito.

FINE DEL COMUNICATO

All’insegna del motto “uniti nella risposta” Action Aid, Save the Children, Terre des Hommes, VIS e WWF hanno deciso di unire le loro forze per intervenire in modo tempestivo, efficace e trasparente su questa situazione di emergenza che ha colpito il Bangladesh.. Cittadini, organizzazioni della società civile, media, enti locali e imprese – in risposta all’appello lanciato dalle 5 organizzazioni non governative – hanno l’opportunità di mobilitarsi in aiuto delle popolazioni colpite dalle emergenze.

Operando sul modello di analoghi “comitati emergenze” presenti in altri paesi europei – come il DEC (Disasters Emergency Committee) inglese – AGIRE assicura così una risposta rapida e di qualità. La sua forza risiede nella capacità di creare un vero e proprio “sistema-paese” per la risposta alle emergenze umanitarie, favorendo la più rapida ed efficace mobilitazione di tutti i settori della società italiana in una gara di solidarietà non competitiva.

Nelle prossime ore i partner di AGIRE (network televisivi, quotidiani nazionali, gruppi bancari, compagnie telefoniche, imprese private) si attiveranno per offrire visibilità all’appello e sostenere la comunicazione dei canali di erogazione, facilitando in questo modo la risposta concreta dei cittadini italiani.

I fondi raccolti – spiega Marco Bertotto – saranno utilizzati inizialmente per realizzare dei programmi di immediata risposta – che vanno dalla distribuzione di cibo, acqua e altri beni essenziali, all’assistenza sanitaria, al soccorso a rifugiati e sfollati. Nelle prossime ore definiremo con maggiore precisione il quadro di intervento, per comunicare ai nostri donatori la destinazione finale dei fondi raccolti“.

A garanzia della trasparenza del percorso di scelta degli obiettivi e dell’impiego dei fondi, AGIRE ha dato vita a un Comitato etico che vede affiancati nomi prestigiosi che vanno da Antonio Cassese (professore di diritto internazionale e presidente del tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia), a Nicoletta Dentico (Giornalista ed esperta di diritti umani. Attualmente è Policy and Advocacy Manager di Drug for Neglected Diseases, DNDI a Ginevra), da Margherita Hack (ordinaria di astronomia all’Università di Trieste) a Andrea Monorchio (professore ordinario presso la facoltà di Scienze politiche all’Università di Siena) da Gianni Rufini (esperto di aiuti umanitari) a Marco Vitale (economista d’impresa).

Per informazioni e interviste contattare l’ufficio stampa di AGIRE :
Alberto Bobbio 335 1097277
INC – Istituto Nazionale per la Comunicazione
Via G.B. De Rossi 10
00166 ROMA
www.inc-comunicazione.it
a.bobbio@inc-comunicazione.it

Save the children

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E’ strage nel Mar nero, il petrolio uccide 30.000 uccelli

15 Nov

 

petroliera12/11/2007 – Il disastro ambientale provocato dal naufragio delle 5 navi, cariche di zolfo, petrolio e materiali ferrosi, rischia di diventare ancora più grave perché l’Ucraina non sembra avere gli strumenti adeguati per intervenireIl WWF esprime grande preoccupazione per quanto avvenuto nelle acque del Mar Nero. 12 chilometri di costa russa sono invasi dal petrolio. Il disastro ambientale provocato dal naufragio delle 5 navi, cariche di zolfo, petrolio e materiali ferrosi, rischia di diventare ancora più grave perché l’Ucraina non sembra avere gli strumenti adeguati per affrontare e tamponare incidenti di questa portata.La raccolta del petrolio fuoriuscito è iniziata, ma la situazione meteorologica, con forte vento (fino a 29 metri al secondo) e tempesta persistenti, rende difficile ogni intervento. Ci vorranno uno o due giorni per quantificare la reale gravità del disastro, ma il bilancio è già grave: il WWF riferisce che, secondo le autorità russe, sarebbero almeno 30.000 gli uccelli morti e 12 i chilometri di costa russa invasi dal petrolio. La morfologia delle coste, caratterizzate da spiagge basse e sabbiose, rischia di peggiorare la situazione favorendo la penetrazione del petrolio verso l’entroterra. Minori preoccupazioni desta invece la situazione dello zolfo, racchiuso in container che dovrebbero garantire una certa tenuta.”Questo devastante incidente rischia di aggravare un’emergenza ambientale già conclamata nel Mar Nero, uno dei mari più inquinati e a rischio – dichiara Michele Candotti, segretario generale del WWF Italia – E’ un incidente che invita ancora una volta ad aprire gli occhi sui rischi del commercio del petrolio, di cui il mare, nonostante decenni di gravissimi disastri ambientali, rimane come sempre la vittima sacrificale”.”L’incidente è una conseguenza naturale quando navi costruite per i fiumi vengono fatte navigare in mare – ha spiegato Alexey Knizhnikov, responsabile del Programma Petrolio e gas del WWF Russia – Le navi da mare, infatti, non possono entrare nei fiumi Don e Volga a causa della scarsa portata d’acqua, e nello Stretto di Kerch trasferiscono i loro carichi su navi da fiume.Queste ultime, però, non sono in grado di sostenere la forza delle tempeste marine”.”Per minimizzare le conseguenze della fuoriuscita di petrolio nel mare – dichiara Oleg Tsaruk, responsabile del WWF Russia/Caucaso – è importante istituire un comitato permanente Russa-Ucraina che coordini i servizi d’emergenza dei due paesi, non solo per ripulire le dispersioni di petrolio, ma soprattutto per prevenire potenziali incidenti. Tutti erano stati avvertiti del sopraggiungere di una tempesta entro l’11 novembre, ma nessuno ha dato l’ordine di portare in posti sicuri le navi con carichi pericolosi”. Il WWF si augura che questo incidente porti all’adozione di una legge che garantisca la sicurezza delle operazioni di gestione del petrolio nei mari e nei fiumi, simili all’Oil Pollution Act adottato negli USA dopo il disastro ambientale della Exxon Valdez nel 1989.

wwf italia

A Slight Autumnal Ray Of Sun

11 Nov



A Slight Autumnal Ray Of Sun

Inserito originariamente da Giuseppe Morici

E’ proprio il caso di dire la quiete prima della tempesta

Asiatic Black Bear – Ben

11 Nov



Asiatic Black Bear – Ben

Inserito originariamente da melmark44

Anche lui è tranquillo, speriamo per lungo tempo