Tag Archives: Terra Malata

15 anni di EMERGENCY

1 Ago

INCONTRO NAZIONALE FIRENZE

8+9+10+11+12+13 settembre 2009


6 giorni di incontri, dibattiti, spettacoli teatrali, proiezioni video, film e concerti per festeggiare i primi 15 anni di EMERGENCY insieme ai protagonisti e agli amici che ne hanno condiviso la storia.

per favore, segnatevi questa data

Seguira’ invio del programma dettagliato.

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Ma Dio esiste ?

9 Ott

 

“Uccidi un uomo e sei un assassino. Uccidine milioni e sei un conquistatore. Uccidili tutti e sei Dio”.
(Jean Rostand)

 

Video mio dal canale Yuotube il miglio verde

mio canale

Technorati: , , , ,

Foche l’altra guerra

7 Ott

Se siete impressionabili, il video è molto crudo, bambini accompagnati, così magari i genitori gli spiegano che razza di casino stà combinando l’uomo

io

 

 

Vita….d’ acqua

6 Ott

“L’acqua è la sostanza da cui traggono origine tutte le cose; la sua scorrevolezza spiega anche i mutamenti delle cose stesse. Questa concezione deriva dalla constatazione che animali e piante si nutrono di umidità, che gli alimenti sono ricchi di succhi e che gli esseri viventi si disseccano dopo la morte.”

Talete (624 – 546 a. C.)

Ebbene si l’acqua, questo bene di cui i governi cercano di far pagare, e fin che la fanno pagare da noi, che già è una cosa schifosa, ma esistono popoli che l’acqua non gli esce neanche quando piangono, alla faccia delle nostre vasche ad idromassaggio , che solo per riempirne una in Africa ci bevono un anno, e le nostre amabili barbe, scorre l’acqua scorre giù per il lavandino, mentre in Iraq piange un bambino, piange rassegnato all’evidenza che qui da noi preferiamo l’efervescenza, e le acque minarali, praticamente ad ogni angolo della strada c’è una sorgente, altrimenti non si capisce dove siano, si l’acqua è una di quelle cose così scontate che ci pensano in pochi, mi ricordo nei primi anni 90, il nostro governo di Genii, con grande sforzo umanitario, mando nel Mali 40 tonellate di…..udite udite…latte in polvere, latte in polvere ???? Ma porca puttana nel mali, non sudano neanche, dalla gran acqua che c’è, si forse un giorno anche noi la cercheremo (già ci siamo) ed allora nel Mali si sbellicheranno dalle risate.

io

Senza fiumi ?

6 Ott

ROMA – Dal Gange al Danubio, i fiumi più grandi del mondo si stanno asciugando inesorabilmente. Con conseguenze disastrose. Lo annuncia un rapporto presentato oggi dal Wwf internazionale a Gland, in Svizzera, a pochi giorni dalla giornata mondiale dell’acqua, in calendario il 22 marzo. Pianificazioni sbagliate e protezioni inadeguate non ci consentono di essere sicuri che in futuro l’acqua continuerà a scorrere – ammonisce l’organizzazione ambientalista – mettendo così in pericolo l’approvvigionamento idrico di innumerevoli specie. Da qui l’esortazione indirizzata ai governi di tutto il mondo a intervenie subito, prima che l’acqua dolce diventi davvero troppo poca.

Il Wwf ha monitorato dieci fra i più grandi corsi d’acqua della Terra. E tutti e dieci si sono rivelati in forte pericolo. Principali imputati del disastro sono l’inquinamento, il cambiamento climatico, le dighe e lo sfruttamento irresponsabile della pesca. Ma avrebbero contribuito a compromettere la salute dei corsi d’acqua anche la navigazione (è il caso del Danubio), l’accessivo prelievo di acqua potabile, la diffusione di specie invasive, e lo sfruttamento intensivo per agricoltura e industria.

Lo stato di agonia è stato accertato per Yangtze, meglio conosciuto come Fiume Azzurro, Mekong, Salween, Gange e Indo (in Asia), Danubio (in Europa) Rio de la Plata, Rio Grande o Rio Bravo (nelle Americhe), Murray-Darling (in Australia) ed il Nilo-Lago Vittoria (in Africa). Ma non è escluso che anche altri corsi d’acqua si trovino nella stessa emergenza.

“Negli ultimi 50 anni – si legge nel rapporto – gli ecosistemi (compresi quelli idrici) hanno subito alterazioni più profonde che in qualunque altro periodo storico: rapida crescita demografica, sviluppo economico e industriale hanno causato trasformazioni dell’ecosistema acqua che non ha precedenti e che in qualche caso mostra segni di irreversibilità”. La posta in gioco è dunque già altissima: la stessa sopravvivenza dei bacini monitorati e delle popolazioni che da essi traggono sostentamento.


“Serve ricordare che il 41% della popolazione mondiale vive in bacini fluviali sottoposti a profondo stress idrico – elenca il Wwf – e più del 20% delle 10 mila specie d’acqua dolce si sono estinte o sono gravemente minacciate come conseguenza di alterazioni e perdita di habitat, eccessiva captazione delle acque, inquinamento, aumento di specie invasive e sfruttamento non sostenibile delle risorse ittiche”.

Indo e Nilo subiscono più di altri l’impatto dei cambiamenti climatici. “Il primo è per più del 30% in condizioni di siccità per la scomparsa dei ghiacciai da cui dipende – segnalano gli ambientalisti – e il secondo subisce in modo drammatico l’innalzamento della temperatura globale, al punto che il fiume più lungo del mondo ha cessato di riversare nel Mediterraneo acque dolci, provocando un’alterazione nei livelli di salinità in corrispondenza del delta”. Dallo stato di salute di questi due fiumi simbolo dipende una popolazione di oltre 500 milioni di persone.

Invece Yangtze e Mekong in Cina e nel sud-est asiatico “Sono principalmente minacciati da inquinamento e sfruttamento eccessivo della pesca”. Il primo “Rappresenta il 40% del Pil cinese ma negli ultimi 50 anni i suoi livelli di inquinamento sono cresciuti del 73%”. Il Mekong invece è tra i bacini più pescosi, “Con un valore commerciale dei prodotti ittici pari a più di 1,7 miliardi di dollari – dice il Wwf – ma la pesca eccessiva e le pratiche illegali rischiano di privare 55 milioni di abitanti della loro principale fonte di sostentamento”.

Per quanto riguarda il Danubio, le dighe lungo il suo corso hanno già distrutto l’80% delle terre umide del suo bacino. Mentre l’Indo manifesta una consistente scarsità nella portata dovuta al prelievo eccessivo di acqua destinata ad irrigare le coltivazioni agricole.

“La situazione dei fiumi che è stata illustrata dal rapporto – ha sottolineato Jamie Pittock, direttore del programma di acqua dolce del Wwf – ha messo in evidenza lo scenario di crisi dell’acqua dolce che già molte organizzazioni paventano da anni. Vogliamo che i responsabili politici affrontino il problema subito e non quando sarà troppo tardi”.

“La parola d’ordine, non ci stancheremo mai di ripeterlo, – ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf, non può che essere ‘gestione integrata dei bacini fluviali’, cioè una visione unitaria degli interi bacini idrici capace di rendere, come obiettivo fondamentale della loro gestione, il buono stato ecologico di salute degli stessi”. E’ indispensabile, dunque, “una forte cooperazione internazionale, buona volontà e lungimiranza per ottenere questi risultati”, conclude Bologna.

Pubblicato dalla Repubblica

Dolce parquet……ma a caro prezzo

3 Ott

 Roma, Italia — Dal cuore delle foreste pluviali ai listoni di parquet. Greenpeace ripercorre le tappe della deforestazione in Congo. Denuncia le illegalità delle operazioni di taglio nella RDC. Blocca la nave Andreas K a Salerno. Ne ispeziona il carico a Ravenna. Marca i tronchi di provenienza RDC e li segue fino alle segherie di Imola. Tre azioni, un’unica storia: quella di una foresta calpestata. E non solo a parole.
Round 1 – Salerno, 23 maggio 2007

L’azione inizia all’alba, nel porto di Salerno. Greenpeace abborda la nave Andreas K proveniente dal porto di Matadi, nella Repubblica Democratica del Congo e carica di tronchi destinati in gran parte ai produttori italiani. I gommoni di Greenpeace ostacolano le manovre di attracco della nave. I climber si arrampicano sulle gru, issando due enormi striscioni, “Proteggiamo le foreste” e “No alla distruzione delle foreste primarie”. Una dozzina di attivisti si incatena ai tronchi, bloccando le operazioni di sbarco per tutta la giornata. Nel pomeriggio arriva la dichiarazione di Pecoraro Scanio: il Ministro appoggia pubblicamente la protesta e sollecita l’intervento del Nucleo Operativo Cites del Corpo Forestale dello Stato, che effettua i controlli di rito sul carico.

Fonte

greenpeace

Bambini soldato

2 Ott

bambini soldato

Più di 300.000 minori di 18 anni sono attualmente impegnati in conflitti nel mondo.
Centinaia di migliaia hanno combattuto nell’ultimo decennio, alcuni negli eserciti governativi, altri nelle armate di opposizione. La maggioranza di questi hanno da 15 a 18 anni ma ci sono reclute anche di 10 anni e la tendenza che si nota è verso un abbassamento dell’età. Decine di migliaia corrono ancora il rischio di diventare soldati.

Il problema è più grave in Africa (il rapporto presentato nell’aprile scorso a Maputo parla di 120.000 soldati con meno di 18 anni) e in Asia ma anche in America e Europa parecchi stati reclutano minori nelle loro forze armate.

Negli ultimi 10 anni è documentata la partecipazione a conflitti armati di bambini dai 10 ai 16 anni in 25 Paesi. Alcuni sono soldati a tutti gli effetti, altri sono usati come “portatori” di munizioni, vettovaglie ecc. e la loro vita non è meno dura e a rischio dei primi.
Alcuni sono regolarmente reclutati nelle forze armate del loro stato, altri fanno parte di armate di opposizione ai governi; in ambedue i casi sono esposti ai pericoli della battaglia e delle armi, trattati brutalmente e puniti in modo estremamente severo per gli errori. Una tentata diserzione può portare agli arresti e, in qualche caso, ad una esecuzione sommaria.
Anche le ragazze, sebbene in misura minore, sono reclutate e frequentemente soggette allo stupro e a violenze sessuali. In Etiopia, per esempio, si stima che le donne e le ragazze formino fra il 25 e il 30 per cento delle forze di opposizione armata.

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