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Fucili nel culo

20 Nov

fenicotteri

Moria di fenicotteri sul Po, avvelenati dal piombo dei cacciatori

Rovigo, 20 novembre 2007

Muoiono perché non distinguono i pallini di piombo dal plancton. La Forestale li sta raccogliendo a decine, in questi giorni, nelle acque della valle Pozzatini. I fenicotteri rosa del Po sanno filtrare dal fango, con il becco, alghe e molluschi, non i pallini dispersi dai cacciatori. Che una volta ingeriti, avvelenano.

Avvisati dai volontari del Wwf, gli agenti hanno cominciato a rastrellare l’intera zona a piedi e a bordo di una piccola imbarcazione trovando anche alcuni animali ancora vivi ma malati. “Le radiografie fatte su questi pazienti hanno evidenziato – spiega, al quotidiano ‘Corriere del Veneto’, il veterinario responsabile del centro che sta esaminando gli animali, Luciano Taricone – la presenza nel loro organismo di un altissimo numero di pallini di piombo. Posso quindi confermare che la causa del decesso è l’avvelenamento”.

Nella zona si caccia parecchio e gli animali quando si cibano ingeriscono anche i pallini dispersi in zona dai cacciatori. Le autopsie sulle prime due carcasse di animali rinvenute avrebbero accertato la presenza di oltre cinquanta pallini: “Sono tanti e siamo preoccupati – spiega il Comandante regionale della Forestale Alberto Colleselli – C’è un altissimo numero di pallini di piombo che si trova sui fondali dove i fenicotteri vanno alla ricerca di cibo”.

Nel 2003 con una petizione sottoscritta da 72.225 cittadini, e promossa dalla Lac e dal Coordinamento Protezionista Veneto (Enpa, Lav, Wwf, ecc.), avevano già chiesto il divieto dell’uso del piombo nelle cartucce da caccia. Il ministro Pecoraro Scanio con un recente decreto ha previsto il divieto di utilizzo dei pallini di piombo nelle zone umide a partire dall’annata venatoria 2008/2009.

Non sono un integralista, ma porca puttana nel 2007 abbiamo bisogno di andare ancora a caccia con il fucile a pallini, volete divertirvi, andate a caccia con l’arco, sempre con la speranza che un cinghiale non vi arrivi da dietro e vi metta a 90° gradi, anche perche grandi genni il resto del piombo, che, no se lo becca il fenicottero, lo troviamo nell’acqua e nelle piantagioni circostanti, allora suvvia, non facciamo i retrogradi quando pensiamo di essere il popolo del progresso.

io

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‘SUMMIT’ POPOLI INDIGENI A DIFESA MADRE TERRA

14 Ott

LA PAZ – Sulla scia della dichiarazione sui diritti degli indigeni firmata un mese fa dall’Onu, i rappresentanti di un migliaio di popoli indigeni hanno approvato oggi nella localita’ boliviana di Chimore’ un documento che punta alla difesa dell’ ambiente e delle risorse naturali della ”Terra madre”. In coincidenza con la commemorazione dei 515 anni dalla scoperta dell’America, ”L’incontro per la vittoria storia degli indigeni del mondo”, chiuso oggi a Chimore’, ha dato via libera a un testo che sottolinea, tra l’altro, l’importanza dell’ integrazione dei diversi movimenti indigeni del pianeta nella lotta per il diritto alla terra e alle risorse naturali. Ad alcuni degli eventi del ”vertice” hanno preso parte il presidente boliviano, Evo Morales – primo capo dello stato indigena del Paese andino -, e il premio Nobel per la Pace 1992, Rigoberta Menchu’, la quale ha tra l’altro ricordato che ”ancora oggi, ci sono Paesi che non accettano concetti quali ‘popoli indigeni’ oppure ‘il diritto all’autodeterminazione”’. Ieri si e’ per esempio svolta una cerimonia a Tiwanaku, culla di una cultura pre-incaica risalente a 3.000 anni fa, dove gli amauta (guide spirituali) hanno offerto omaggi alla Pachamama, la terra madre in lingua quechua. Tra i rappresentanti presenti, un delegato dei comanches statunitensi, che ha criticato il voto contrario espresso da Washington – cosi’ come hanno fatto Canada e Nuova Zelanda – alla Dichiarazione sui diritti degli indigeni approvata all’Onu lo scorso 13 settembre dopo vent’anni di dibattiti. ”Negli Usa – ha precisato il delegato – sono 550 le tribu’ che chiedono all’amministrazione Usa di riconoscere i diritti degli indigeni, circa il 3% della popolazione totale del Paese”. Fra i Paesi dell’America Latina dove la tematica delle popolazioni indigeni e’ all’ordine del giorno spiccano l’Ecuador e l’Argentina. La quechua ecuatoriana Miriam Masaquiza ha per esempio ricordato il caso degli indigeni Sarayaku del suo Paese, che si rifiutano di autorizzare l’ingresso nelle proprie terre delle compagnie petrolifere. In Argentina sono d’altra parte circa 400 i contenziosi aperti con le autorita’ locali e centrali sul diritto alle terre, conflitti relativi al destino di una superficie totale pari a 8,6 milioni di ettari: un’area equivalente a 428 volte l’estensione della citta’ di Buenos Aires, ricorda un’inchiesta pubblicata oggi dal quotidiano ‘Pagina 12′. ”Ormai da anni sono molti i territori aborigeni dove gli indigeni vengono allontanati per lasciare il posto ai nuovi prodotti agro-industriali, in primo luogo la soia, oppure allo sfruttamento delle risorse minerarie e degli idrocarburi, oppure alle nuove strutture per il turismo, per esempio campi di golf e hotel”, rileva il quotidiano. In Cile il Consiglio di tutte le terre ha d’altra parte celebrato la Dichiarazione Onu approvata a settembre, proclamando ”l’autogoverno dei mapuches”, al fine di riaffermare i diritti di questo popolo indigeno ”in tutte le sue espressioni, dalla politica alla cultura, dalle istituzioni alla magistratura”. Su tali questioni oggi ha preso posizione anche Amnesty International (Ai), che in una nota ha chiesto ai governi e le societa’ di tutto il mondo di ”proteggere e difendere i diritti fondamentali dei popoli indigeni di fronte a politiche discriminatorie, conflitti armati e megaprogetti economici”. (ANSA). RIG
12/10/2007 18:39

ansa

Zuven (giovani) quì bisogna darsi una mossa vedo un futuro molto buio, poi manca solo l’asteroide e siamo a posto.

io

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Green Tv

12 Ott


green tv

Veramente interessante, Green Tv, raccoglie molti canali sull’ ambiente, i video hanno una definizione più che buona consiglio di dare una occhiata e metterlo nei vostri link

greentvTechnorati: , , ,

Dolce parquet……ma a caro prezzo

3 Ott

 Roma, Italia — Dal cuore delle foreste pluviali ai listoni di parquet. Greenpeace ripercorre le tappe della deforestazione in Congo. Denuncia le illegalità delle operazioni di taglio nella RDC. Blocca la nave Andreas K a Salerno. Ne ispeziona il carico a Ravenna. Marca i tronchi di provenienza RDC e li segue fino alle segherie di Imola. Tre azioni, un’unica storia: quella di una foresta calpestata. E non solo a parole.
Round 1 – Salerno, 23 maggio 2007

L’azione inizia all’alba, nel porto di Salerno. Greenpeace abborda la nave Andreas K proveniente dal porto di Matadi, nella Repubblica Democratica del Congo e carica di tronchi destinati in gran parte ai produttori italiani. I gommoni di Greenpeace ostacolano le manovre di attracco della nave. I climber si arrampicano sulle gru, issando due enormi striscioni, “Proteggiamo le foreste” e “No alla distruzione delle foreste primarie”. Una dozzina di attivisti si incatena ai tronchi, bloccando le operazioni di sbarco per tutta la giornata. Nel pomeriggio arriva la dichiarazione di Pecoraro Scanio: il Ministro appoggia pubblicamente la protesta e sollecita l’intervento del Nucleo Operativo Cites del Corpo Forestale dello Stato, che effettua i controlli di rito sul carico.

Fonte

greenpeace